Workation, la prossima tendenza è lavorare in vacanza

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Lavorare in vacanza: sembra quasi un ossimoro, un binomio sfortunato riservato a quei liberi professionisti che non staccano mai la spina dai loro impegni lavorativi neanche in ferie, eppure la workation, ai giorni nostri, ha tutto il sapore della libertà e dell’opportunità, piuttosto che della privazione.

Scopriamo insieme in cosa consiste quest’espressione coniata di recente, e come la workation si riveli una grande risorsa per le strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere, messe in ginocchio dalla pandemia e sempre più “in ascolto” su quale sarà il prossimo futuro nel settore dell’hotellierie.

Workation, nella nuova frontiera dello smart working i confini tra lavoro e vacanza si fanno sempre più labili

L’espressione workation arriva dal mondo anglosassone e letteralmente nasce dalla contrazione di due parole, fino a pochi anni fa accostabili solo in un’operazione d’azzardo: work + vacation (ossia lavoro + vacanza).

Una nuova tendenza nata sull’onda dell’impennata, su scala mondiale, del regime di smart working che, nell’ultimo anno e mezzo, a causa delle misure restrittive messe in atto per contenere la diffusione del coronavirus, ha costretto migliaia di lavoratori e imprese a lavorare da casa.

Gli italiani, da sempre molto indietro nel fenomeno dello smart working e della digitalizzazione rispetto a tanti altri Paesi europei, si sono ritrovati a fare i conti con tutti i vantaggi e gli svantaggi di essere improvvisamente dei ‘lavoratori agili’.

Confrontandomi con diversi colleghi, amici e familiari in veste di smart worker, ho potuto constatare quanto la possibilità di lavorare da casa sia stata particolarmente apprezzata, nonostante alcuni nei che, inevitabilmente, il lavoro da remoto comporta.

Se da una parte lo smart working ha annullato gli spostamenti ufficio – casa (spesso nel traffico), con un notevole risparmio in termini economici e di tempo da poter reinvestire in se stessi e nella famiglia, come in più equilibrato rendimento produttivo, dall’altra il lavoro a distanza ha visto sorgere diversi aspetti d’ombra.

Nella gestione dei carichi di lavoro, qual è il confine tra autonomia, flessibilità e reperibilità? Quanto è facile separare lavoro e vita personale?

Molti lavoratori da remoto, con palestre e luoghi di svago blindati, e al contempo figli in Dad da monitorare, si sono ritrovati ad affrontare un problema di spazi fisici ridotti: in case piccole, dove più membri familiari si ritrovano a condividere gli stessi ambienti, lavorare con concentrazione e produttività continua a essere, per molti smart worker, un problema evidente, fonte non solo di scarso rendimento ma anche, e soprattutto, di un elevato carico di ansia e stress.

Problema diametralmente opposto a tutti quei single che, pur lavorando da remoto nel silenzio delle loro mura domestiche, si ritrovano oggi a dover fare i conti, invece, con un eccesso d’isolamento.

Ecco così che, se da una parte, lavorare da casa è diventata la nuova “normalità”, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che il fenomeno comporta per le diverse condizioni di vita personale dei lavoratori, vivere una parentesi di workation può diventare per tutti, se non la soluzione, di certo una nuova sfida e opportunità.

Workation, il tuo ufficio dentro un trolley

Nell’edizione di Sanremo del 2018, il gruppo musicale Lo Stato Sociale inaugurava una canzone tormentone che, riascoltandola oggi, ha delle strofe che riecheggiano molto meno utopiche del passato.

Per quanto “Una vita in vacanza” sia un privilegio per pochi, lo smart working ci sta regalando una grande possibilità, un tempo impensabile per molti: ricreare il proprio luogo di lavoro in qualsiasi location, che sia a pochi km da casa, come dall’altra parte del mondo.

Ecco così che, mettendo il proprio pc nel trolley e soggiornando presso una struttura alberghiera attrezzata con servizi ad hoc per lo smart working, è possibile ritrovare il proprio ufficio ‘temporaneo’ ovunque, riuscendo così ad alternare lavoro, magari con una ‘scrivania’ vista mare o montagna, e loisir.

Del fenomeno del “work from hotel”, e dell’urgenza per strutture ricettive di riposizionarsi nel mercato con servizi su misura per le esigenze dei lavoratori, ne avevo già parlato in un articolo di qualche mese fa.

Noto con piacere come si stia avanzando sempre più in questa direzione, non soltanto in ottica B2B ma anche, ed è questa la grande novità, in chiave B2C.

Escludendo il circuito delle classiche ferie prefissate, i viaggiatori del prossimo futuro saranno sempre più lavoratori in cerca di weekend lunghi, come d’intere settimane, di workation.

Ecco così, veder diventare la propria scrivania, un ufficio ‘mobile e personalizzabile’ in uno dei tanti hotel sul mare della Sardegna, dove poter lavorare tra un tuffo e una passeggiata lungo la spiaggia, come ritrovarsi a lavorare in un hotel nel pieno centro di Roma, dove potersi concentrare nei propri impegni “d’ufficio”, per poi magari rilassarsi nella Spa della struttura stessa e passeggiare, infine, tra architetture imperiali e barocche al tramonto, magari con il premio di una carbonara per cena.

Workation, la nuova sfida nel settore dell’hospitality

Sia per gli hotel di grandi dimensioni, come per le piccole strutture ricettive, è dunque sempre più impellente l’urgenza d’investire in connessioni internet a banda larga, stabili e potenti, come in una serie di servizi collaterali che possano agevolare la vita dei lavoratori in workation.

Oltre a riporre la massima attenzione nel garantire tutti i protocolli di sanificazione, le conseguenze della pandemia richiedono anche ingegno nel creare spazi ibridi dedicati al coworking e al coliving, dove poter lavorare focalizzati e al contempo scambiare relazioni davanti a una tazza di caffè per spezzare la routine lavorativa.

Spazi possibilmente corredati dall’opportunità di usufruire all’occorrenza di scanner e stampanti, come accompagnati da un servizio di consegna e ritiro documenti e pacchi per i clienti che lo necessitano.

E ancora tanti altri servizi extra, come la possibilità del pocket lunch da consumare al pc, servizi di baby-sitting per i propri figli, lezioni di yoga e altre attività sportive da vivere all’aria aperta, fino ad arrivare, per gli albergatori più audaci, a offrire anche servizi più alternativi e d’élite, come un servizio di consulenza, da parte di esperti in business e life coaching, a disposizione di tutti gli ospiti intenzionati a investire sulla loro crescita personale e professionale.

Saremo pronti ad accogliere questa sfida, ripensando spazi e servizi, via via, sempre più wellness e business oriented?