Spesso quando si pensa al turismo, si pensa al territorio e alla sua storia.
Credo che al giorno d’oggi ci siano vari modi per scoprire il territorio e il metedo preferito, a mio parere, è la gastronomia, ovvero l’insieme dei prodotti locali e della sua storia: questo dice molto sulla destinazione turistica.
Pizza, pasta e il buon vivere sono gli elementi che ci contradistinguono dal resto del mondo.
Oggigiorno, prima di mangiare si posta, basti pensare alle 168.375.343 immagini con l’hastag #food e 76.239.441 immagini con #foodporn (più si andrà avanti e più questi numeri saliranno).
Su Instagram ci sono 480 milioni di foto di piatti. Il mondo enogastronomico dunque sta prendendo campo, come riporta l’American Culinary Traveller:
La percentuale di turisti statunitensi che viaggiano per conoscere esperienze gastronomiche uniche è cresciuto dal 40% al 51% tra il 2006 e il 2013.
Questo è un dato che ci fa capire come i bisogni e le esperienze stiano cambiando.
L’Italia è un paese che ancora ha intatta la gastronomia, e come dice Catherine Gazzoli, Chief Executive Officer di Slow Food UK, il turismo gastronomico non è solo cibo gourmet, ma esperienze culinarie vere e proprie.
Oramai si cerca sempre di tornare alla tradizione, alla signora che fa la pasta a mano, al profumo di soffritto che esce dalle osterie. Il fatto di mangiare in un locale, con prodotti locali, permette la crescita dal punto di vista economico, perché in questo modo si valorizza l’economia di quel territorio.
Il ristoratore che compra direttamente dal contadino garantisce l’autenticità del piatto ma, soprattutto, dell’esperienza stessa. Il turista di oggi è sempre più curioso e vuole scoprire le peculiarità gastronomiche, e sapere la loro storia.
Riportando i dati Global Report on Food tourism, l’88,2% degli intervistati considerano la gastronomia un elemento che definisce la destinazione turistica, contro 11,8% che pensa che non sia un elemento rilevante.
Ciò testimonia l’importanza di comunicare i valori gastronomici della destinazione, perché questo potrebbe influenzare la scelta della destinazione.
Credo che il collegamento enogastronomia-territorio debba essere molto importante nelle scelte degli albergatori. Per questioni di costo, si tende ad offrire prodotti di basso prezzo o preferire cibi congelati che hanno i loro vantaggi, ma non si può più offrire cotoletta e patatine nel menù bambini.
Le esigenze cambiano, c’è sempre più attenzione alla qualità del cibo e quindi alla salute. Bisogna focalizzarsi sul cambiamento dei bisogni, vista anche la diffusione dei vegetariani o celiaci, e questo implica una maggiore attenzione e diversificazione dell’offerta.
Il fatto di far trovare piatti gluten free o vegeteriani porterà a un maggior benessere ma soprattutto farà sentire l’ospite non più a disagio nel richiedere piatti adatti alle sue esigenze. Ancora oggi nei menù compresi nella pensione completa si trova la pasta al pomodoro o la carbonara e, per quanto possano essere buone, credo che questa tipologia di menù “classica” non sia più idonea e al passo con i tempi.
Perché non inserire prodotti della tradizione? Perchè non fare una serata con il produttore locale? Perché non creare dei laboratori con i bambini insegnando a fare la pasta a mano? Penso che ci siano tante idee da poter sviluppare facendo vivere un’esperienza.
Ad esempio il Pineta Hotels organizza delle escursioni per la raccolta delle mele nel frutteto di famiglia o come Malatesta Maison de Charme che ha organizzato una cena con Gnambox (due food blogger).
CONCLUSIONI
Il food è una parte integrante della nostra vita. Il pasto non è soltanto una necessità ma un’occasione per vivere esperienze, basti pensare alle infinite manifestazioni di Cantine o Caseifici aperti.
È fondamentale ritornare ai piacere della condivisione ma soprattutto offrire prodotti di qualità e avere una maggiore attenzione allo sviluppo dei bisogni.
Credo anche che questa sia inevitabilmente la direzione che sta prendendo il turismo degli ultimi anni, dimostrato inoltre dalla condivisione immediata e globale tramite l’utilizzo dei social network attraverso i sempre più veloci smartphone.
Vi lascio con questo consiglio:
[Tweet ““Think like a customer” e capirete i loro bisogni.”]