Slow Travel: un nuovo modo di vivere il turismo?

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Che cos’è lo Slow Travel, la tendenza sempre più popolare nel mondo del turismo che sta impazzando in tutti gli articoli di settore, trasformando il modo di viaggiare nella sua essenza più profonda e intrinseca?

Se il 2019 è stato consacrato a livello internazionale come l’anno dello Slow Travel, con il leitmotiv “travel, enjoy, respect” diventato slogan radicato in tutto il pianeta, la pandemia ha dato un’ulteriore sterzata e accelerata al fenomeno del turismo lento e sostenibile.

Quello che conta sempre di più, oramai, non è tanto la destinazione finale ma il percorso e tutto ciò che diventa parte fondante dell’esperienza stessa del viaggiare, purché a passo lento e in chiave intelligente e consapevole.

Slow Travel, ecco chi sono i nuovi viaggiatori consapevoli e responsabili

La nuova frontiera del viaggiare senza fretta abbandona le mete affollate per lasciarsi sedurre dai luoghi più incontaminati, alternativi e il meno possibile battuti da flussi turistici di massa.

Un modo di viaggiare che ama connettersi profondamente ai territori, rispettoso della natura e dei ritmi della cultura locale.

Il nuovo turista che visita una città come Catania, possibilmente, passeggerà tra gli scorci barocchi della città del sud-est della Sicilia con un’attenzione profonda ai dettagli e alle leggende che vi si insidiano curiose, noleggerà una bicicletta per scoprire le bellezze del lungomare e, per la sua pausa pranzo, escluderà tassativamente una sosta dal McDonald’s prediligendo, piuttosto, un arancino al pistacchio da degustare al sole o, meglio ancora, sperimenterà una lezione di cucina per imparare tutti i segreti culinari del re dello street food dell’isola.

Proprio come la filosofia dello Slow Food nasce come azione di contrasto nei confronti del modello dominante del fast food, al fine di proteggere le tradizioni enogastronomiche autoctone e uno stile alimentare più salutare, allo stesso modo lo Slow Tourism vuole rappresentare un modo di viaggiare lontano dalle dinamiche del mordi e fuggi.

Ecco allora come il turista attento a questa tendenza, sempre ritornando alla nostra Catania, non sarà invaso da quella necessità impellente di visitare tutto e subito, al fine di pubblicare sui social quante più foto possibili dei vari highlights della città, ma sarà governato da un altro bisogno: quello di assaporare la destinazione con calma, profondità e riflessione.

Magari si siederà in un bar a via Etnea, cercando di immaginare come sarebbe stato nascere in una città del sud, o, perché no, si perderà per ore tra le viuzze dello storico mercato del pesce provando a decifrare le parole degli ambulanti nel loro più stretto dialetto siciliano.

Se viaggiare è sempre più un atto consapevole ed esperienziale, dove il ritmo è rallentato e cadenzato da una sete di fuga e scoperta genuina, anche gli albergatori possono e devono fare la loro parte diventando, in primis loro stessi, la prima alternativa alle vacanze tradizionali.

Secondo le previsioni del settore, lo slow tourism è infatti destinato a crescere del 10% ogni anno.

Per gli hotel, un ripensamento della loro veste nell’ottica di questo trend, diventa dunque sempre più doveroso.

“Emozionare, educare, rigenerare”: ecco come gli hotel possono migliorare l’accoglienza dei loro ospiti

Uno dei più importanti punti di forza, sul quale qualsiasi struttura alberghiera non può più temporeggiare, è sicuramente il “Food&Beverage” che dovrà, il più possibile, rispecchiare l’anima del territorio nei suoi profumi e sapori di “una volta”.

Il turista che abbraccia la filosofia dello slow travel, nel suo soggiorno a Catania, non vorrà trovarsi a fare colazione con fette biscottate confezionate e nutella o, tantomeno, con bacon e uova anonime.

State certi che si aspetterà un risveglio a base di prodotti locali e stagionali: che sia un ciambellone con crema artigianale di marmellata di arance biologiche o una tradizionale granita siciliana alle mandorle, con una calda brioche per accompagnamento.

“Emozionare” e stupire, dunque, ma anche “educare”. Il turista sensibile alle dinamiche dello slow tourism non avverte quell’insana fretta di prendere un caffè al volo.

Piuttosto sente la necessità di scoprire e conoscere con lentezza.

Come è stata realizzata questa squisita marmellata di agrumi? Davvero tutti i siciliani fanno sempre colazione con questo trionfo di fresco sapore ammandorlato? Qual è la storia della granita? Sarà poi così difficile da realizzare a casa?

Via libera, quindi, ad incursioni di storytelling relative a pratiche e competenze culinarie che consentono agli ospiti di assaporare letteralmente la cultura locale.

Chi viaggia slow è in cerca di una trasformazione: la sua è una fuga per disconnettersi dalla routine, per divertirsi espandendo la propria conoscenza e, soprattutto, per ‘rigenerarsi’ nel corpo e nell’anima.

Oltre a orientarsi verso il green, dal risparmio energico all’utilizzo di materiali ecologici, gli hotel attenti allo slow tourism dovrebbero rispondere con servizi e attività il più possibile capaci di rispondere alla ricerca di un benessere tout court e terapeutico: pratiche termali, antichi rituali rilassanti, momenti di riconnessione del sé attraverso spazi riservati alla disintossicazione digitale.

Nell’ottica del turismo slow, infine, anche la sostenibilità dei trasporti vuole la sua parte: massima cura, dunque, nell’offrire un servizio di noleggio di biciclette e monopattini, come nel dare il più possibile indicazioni sulle più autentiche e insolite attrazioni del territorio da raggiungere a piedi, in treno o sui mezzi pubblici.

Pronti ad accettare la sfida con queste e altre idee?

Di una cosa siamo certi: il turismo lento è il modo in cui il settore del travel sta iniziando cautamente a riprendersi da questa difficile gestione della pandemia e che governerà, anche senza più ricordi di varianti di virus, il modo di viaggiare del futuro.