Anche Facebook nasconde i like: quali sono le conseguenze?

Facebook nasconde i like: quali sono le conseguenze?

Dopo Instagram, anche Facebook potrebbe nascondere il numero di “mi piace” (e di reazioni) sui post degli amici. I like rimarranno privati e visibili solo all’autore del post.

La funzione è in fase di test in Australia dallo scorso 27 settembre e – se avrà successo – verrà rilasciata in tutto il mondo nei prossimi mesi.

Test di Facebook in Australia per nascondere il conteggio dei mi piace
Test di Facebook per nascondere i “mi piace”

Ma perché Facebook vuole nascondere i like? Quali sarebbero poi le conseguenze per utenti e aziende che si promuovono sulla piattaforma?

Mi piace nascosti: la ragione ufficiale

Facebook ha dichiarato di voler nascondere i “mi piace” per evitare che gli utenti si confrontino tra loro e si sentano così inadeguati se i propri post non ricevono gli apprezzamenti desiderati.

Diversi studi hanno infatti confermato che passare molto tempo sui social può far nascere stati depressivi.

Su queste piattaforme tendiamo a mostrare solo i nostri lati migliori e ciò innesca un continuo confronto con le vite degli altri, che ci sembrano sempre più interessanti della nostra.

Like nascosti: il vero motivo

È difficile però pensare che Facebook stia facendo questo test solo per tutelare la salute mentale dei propri utenti.

Il vero motivo per cui il gigante di Menlo Park vuole nascondere i like ha a che fare con il lento declino dell’utilizzo della piattaforma da parte degli utenti.

Tempo medio passato su Facebook, Instagram e Snapchat negli USA dal 2016

Il grafico mostra come il tempo medio passato su Facebook – rispetto a Instagram e Snapchat – sia diminuito dal 2016 e tenderà ancora ad abbassarsi nei prossimi anni (dati USA).

Le statistiche dicono anche che sempre più utenti cancellano i propri post quando questi non ricevono gli apprezzamenti sperati.

In quest’ottica, si può vedere la mossa di Facebook come un tentativo di invogliare gli utenti a continuare a mettere “mi piace”, a commentare, condividere e pubblicare contenuti.

In poche parole: a rimanere sulla piattaforma e utilizzarla attivamente.

Le conseguenze per Facebook

Dopo anni passati a spingere vanity metrics (like, commenti, condivisioni, ecc) in cambio di denaro per le pubblicità, Facebook sta cercando di far sì che gli utenti tornino a concentrarsi sulla produzione di contenuti.

Ancora troppe persone pensano più a quanti like possa ottenere un proprio post nell’immediato, più che a creare contenuti di vera qualità, che possano portare valore sul lungo periodo.

In fin dei conti, cosa importa se ho pochi “mi piace” sui post o sulla pagina, se Facebook mi porta conversioni reali come lead o vendite sul sito?

Le conseguenze per il marketing

Queste possibili modifiche non dovrebbero avere conseguenze negative per le attività che si promuovono su Facebook.

È vero che il conteggio delle reazioni ai post sparirà, ma il pulsante con il pollice in alto rimarrà sempre al suo posto.

Ciò significa che la piattaforma continuerà a considerare i “mi piace” come dato per capire a chi mostrare i contenuti, ovvero per profilare gli utenti.

In ogni caso, i seri consulenti di web marketing sanno bene che le vanity metrics non sono indicatori attendibili per valutare il reale valore delle azioni di marketing.

I “mi piace” non indicano nemmeno se un utente ha letto il post o l’articolo linkato. Al massimo, possono rappresentare un meccanismo di persuasione, in particolare la riprova sociale.

Ad ogni modo, Facebook è alla continua ricerca di un equilibrio tra il bisogno di fare soldi e il mantenere l’engagement sulla piattaforma. Non è quindi da escludere che – se durante il test australiano noterà un declino dei ricavi pubblicitari – torni sui propri passi.